Leonardo – I dipendenti di Torino commemorano i loro colleghi protagonisti della Resistenza
Torino, il 21 aprile in Corso Francia, una manifestazione antifascista, promossa dall’associazione dei partigiani dell’ANPI e dalle organizzazioni sindacali degli stabilimenti di Leonardo, ricorderà i 30 lavoratori dell’industria aeronautica uccisi dai fascisti. Nel corso dell’evento sarà presentato il libro “NON DIMENTICHIAMOLI”.
La manifestazione dei lavoratori di Leonardo è previsto nell’ambito delle iniziative per il 25 Aprile, ricorderà la Resistenza operaia nell’industria aeronautica torinese e Giorgio Tabusso presenterà il suo lavoro di ricerca di “30 storie per non dimenticare“.
L’autore è un ex dipendente di Leonardo che ha ricostruito le vicende di quei lavoratori tra i 17 e 30 anni, dello stabilimento aeronautico torinese che furono uccisi dai repubblichini.
Il libro di Tabusso ha dato un volto a quei ragazzi che lavoravano nello stabilimento che poi divenne FIAT e poi Aeritalia, nella Guerra Civile del 1943-45, e scegliessero la parte giusta dove combattere.
Ritornare a ricordare e commemorare il sacrificio e la scelta di quei lavoratori che sacrificarono anche la vita per sconfiggere il nazifascismo, è un atto doveroso che assume quest’anno un valore particolarmente rilevante.
Una ricerca che riproponeva vicende di cui furono protagonisti dipendenti di un altro stabilimento ex AERITALIA, è stata pubblicata, alcuni anni fa, ed è disponibile in bozze sul sito Aeropolis.it. Una ricostruzione del gruppo dirigente PCI Aeritalia di Pomigliano D’Arco degli anni 80′ e un ricordo di Carlo Cereti.
Il manager dell’Aeritalia Fausto Cereti che negli anni 70′ con Renato Bonifacio pose le base per la ricostruzione di una vera industria aeronautica italiana, era il figlio di Carlo Cereti, Magnifico Rettore dell’Università di Genova dal 1948-62 che aveva rifiutato il giuramento alla Repubblica Sociale e firmato “ L’appello antifascista del 44 “ e per questo condannato a morte come traditore dai fascisti di Salò.
Il professore Carlo Cereti morì nel 1995 e una rotonda a Genova ne ricorda la figura
Come quello di Tabusso anche questa storia, si aggiunge ai pochi altri lavori sul tema, come quello di Chiara Chianese che ha svolto un’accurata ricerca sui dirigenti politici delle fabbriche napoletane che durante il ventennio fascista si opposero al regime e poi furono i protagonisti e dirigenti nel 43′ dell’insurrezione della città contro i tedeschi.
Gli autori ripropongono vicende solo apparentemente minori di una comunità, quella di un settore particolare dell’industria che in diverse epoche, e grazie alla passione e all’interesse comune per il mondo e la cultura aeronautica, ha saputo mantenere un legame nel tempo.
Il Paese e l’Europa vivono una pagina nuova e negativa della loro storia politica e sociale e il disorientamento prodotto da eventi epocali ha creato le condizioni perché la guida del governo e massime cariche istituzionali fossero assegnate a eredi della tradizione fascista.
L’Italia intera pensava di aver definitivamente archiviato i valori e la cultura di quella pagina di Storia e invece deve fare i conti con manifestazioni e atti inqualificabili del personale di governo. Un disagio che a molte persone rende imperdonabile, come mai in passato, le responsabilità e gli errori di chi avrebbe dovuto, e non ha presidiato i valori fondanti della Repubblica.
Il punto di non ritorno della frana del sistema politico forse si è avuto nel 2013, quando l’intera classe politica italiana e la sinistra decise di suicidarsi, trascinando nel dirupo dell’oblio, un mondo di valori condivisi da generazioni di cittadini formati sul modello della Democrazia rappresentativa.
Con la rielezione di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica, la classe politica fornì la plastica prova della sua estinzione, ma i gruppi dirigenti dei partiti invece di uscire dalla scena, come era doveroso e auspicabile, scelsero di garantirsi la loro personale sopravvivenza nelle istituzioni repubblicane.
Dopo d’allora, quando l’accelerazione delle vicende della Storia avrebbe richiesto leader adeguati e, una vera classe dirigente, proprio allora, l’Italia esprimeva la peggiore classe politica degli ultimi ottant’anni e il palcoscenico della sinistra italiana si popolava di pupi e marionette.
Un decennio è stato necessario alla Sinistra per pagare il conto dei suoi errori, e per ritornare a vincere non le basta cercare facce nuove da mettere in primo piano lasciando i responsabili delle passate sconfitte dietro un sipario, salvo a ripescare loro, o i loro figli e parenti, per future campagne elettorali.
Le ultime vicende del Parlamento europeo, e altre, tante, troppe storie simili, devono insegnare al popolo della sinistra che serve a poco indignarsi per l’elezione al Senato o a Palazzo Chigi di personaggi di formazione fascista, quando poi, si è rinunciato a scegliersi un personale politico adeguato, onesto e all’altezza della sfida di quest’epoca.
Solo ieri il corpo vivo e militante del PD aveva affidato la prospettiva del futuro a Matteo Renzi e Carlo Calenda, dei personaggi su quali è disarmante esprimere qualsiasi giudizio. Forse è meglio credere che ci sia furbizia e malafede nelle loro scelte politiche, altrimenti, la stupidità del loro agire pubblico sarebbe veramente offensiva per coloro che li hanno eletti a ’leader’.
In letteratura si sostiene spesso che i vecchi sono stanchi di lottare. Sarà vero forse per chi si rassegna a sentirsi tale, e per chi resta affezionato alle proprie convinzioni senza guardarsi dietro e tirare da sotto il tappeto anche i propri errori.
La manifestazione sul 25 Aprile di Torino ci aiuterà a ricordare delle vicende che ci coinvolgono da vicino, ci appartengono e rafforzano la convinzione che chi ha creduto e si è speso disinteressatamente per i valori della Democrazia, oggi ha il diritto di NON PERDONARE la malafede, l’inettitudine e la disonestà intellettuale di quella larga parte di classe politica non ha impedito il ritorno indietro delle lancette della Storia.